domenica 20 ottobre 2013

SAPERI CONTRO L'AUSTERITY

All’indomani delle giornate di mobilitazione del 18 e 19 Ottobre, come studenti e studentesse dell’Unical, siamo convinti della necessità di rilanciare una mobilitazione territoriale che a partire dal tema dell’austerity e della crisi economica e democratica di questo Paese, sappia riconnettersi alle questioni che attraversano il nostro territorio.
Riteniamo che la visita del ministro  Maria Chiara Carrozza rappresenti l’opportunità per  fare emergere tutte quelle vertenze che da un livello nazionale si declinano anche sul nostro territorio: la questione dei  trasporti e il contrasto alla metropolitana leggera;le migliaia di lavoratori precari e cassa integrati della nostra regione; il mondo del precariato della scuola e dell’università.
Contestiamo il DM n°43/2013-15 per la programmazione dell’università dei prossimi due anni,in quanto propone di migliorare i servizi agli studenti senza però prevedere strumenti di sostegno al diritto allo studio; consente l’istituzione di nuove università telematiche anziché incentivare l’università pubblica e la qualità della didattica. Sulla stessa linea di pensiero infatti la regione calabria anche per quest’anno decide di stanziare finanziamenti ad hoc su master da svolgere presso università private/telematiche anziché destinare quegli stessi finanziamenti ad aumentare la copertura per le borse di studio ad oggi pari al 32% degli aventi diritto.
L’attuale classe politica in linea di continuità con l'austerity e con la razionalizzazione delle risorse, impone ed auspica accorpamenti di interi corsi di laurea, e la formazione di confederazioni di atenei e consigli d’amministrazione con un unico presidente su base regionale o macro regionale con conseguenze pesantissime sulla qualità della didattica e soprattutto sulle scelte politica e amministrativa degli atenei che vedono così scomparire il principio dell’autonomia universitaria. E la dose viene rincarata da un processo ulteriore di liberalizzazione attraverso l’istituzione di nuove università private con finanziamenti pubblici. In più il DM prevede nuovi provvedimenti volti ad indebolire ancora di più quella che è la situazione dei piccoli e medi atenei presenti soprattutto nel sud Italia andando ad intensificare la distinzione tra università di serie A e di serie B, con una conseguente riduzione del finanziamento  agli atenei “non virtuosi”.  Il tutto mentre le università, sull'orlo del fallimento,  chiedono con forza un rifinanziamento complessivo per tornare a fornire una didattica di qualità, una ricerca libera, una propria autonomia gestionale e politica e soprattutto una riforma che rispetti la missione e il senso dell'università pubblica!!! 
Oggi più che mai, dobbiamo mettere al centro il tema del diritto allo studio a partire da: l’istituzione di un BANDO UNICO PER IL DIRITTO ALLO STUDIO e una legge quadro nazionale per il finanziamento sul diritto allo studio; rimodulazione delle fasce aventi diritto alle borse con un innalzamento della soglia ISEE a 21.000 €  e una soglia cuscinetto tra i 21.000 € e i 25.000 € e la conseguente eliminazione della figura “idoneo non beneficiario” il tutto mantenendo inalterate le tasse regionali. Garantire il diritto di accesso alle mense con costi agevolati per tutti gli studenti.
Contrastare il progetto della Ministra Carrozza di esportare il test invalsi sulla qualità delle competenze in uscita delle università e la loro messa in competizione attraverso l’ipotesi di liberalizzazione del valore del titolo di studi.
Contro i test selettivi per l’accesso alle lauree triennali e specialistiche e ogni forma di blocco all’accesso ai percorsi formativi.
Bloccare il processo di privatizzazione di parte delle residenze universitarie e l’apertura di una discussione sulle politiche abitative e il diritto alla casa, per coloro i quali non possono permettersi il costo degli affitti e dei mutui. Contrastare la service tax in quanto tassa ingiusta che mira a colpire le fasce sociali più deboli e gli studenti fuori sede.
Contrastare la costruzione della metropolitana leggera, in quanto opera dispendiosa,inutile,disastrosa e che rappresenta l’ennesima speculazione economica e ambientale sul territorio Cosentino. Rivendichiamo l’istituzione di un servizio unico,efficiente e pubblico dei trasporti per l’area urbana cosenza-rende-castrolibero e una riduzione del costo dei trasporti urbani,extraurbani e regionali.
Un intervento immediato rispetto al pagamento delle mensilità arretrate ai lavoratori e casse integrati nonché, investimenti sul lavoro e contrasto alle forme di contratto atipico e a tempo indeterminato e ad ogni forma di precarizzazione dell’individuo.
Come studenti, lavoratori e classi sociali che pagano il costo di una crisi che non hanno prodotto vogliamo riappropriarci del nostro protagonismo nelle scelte politiche ed economiche del nostro paese. Non consentiremo altri tagli ai nostri diritti!!!
Invitiamo tutte le realtà e le esperienze di lotta presenti nel territorio Cosentino a partecipare all’iniziativa che si terrà Lunedi 21 ottobre alle ore 18.00 per contestare la visita del Ministro Carrozza e del governo dell’austerity e per la costruzione di un assemblea capace di raccogliere le istanze e i movimenti attivi su territorio Calabrese verso la mobilitazione del 15 Novembre, data in cui la legge di stabilità tornerà in Italia con le correzioni e le imposizioni della Troika. 

sabato 12 ottobre 2013

che futuro ha un paese che rinuncia ad educare i suoi cittadini????

Dall'assemblea degli studenti e delle studentesse di Torino, che si è tenuta in seguito all'occupazione del deposito della GTT per contrastastare la privatizzazione del trasporto pubblico locale.
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Da anni ormai il dibattito politico europeo è fossilizzato sull'attuazione di politiche di austerity, con l'unico obiettivo di placare, tranquillizzare i mercati, mentre gli effetti sociali di queste politiche sono a carico sempre di giovani, precari e lavoratori.
Questa non è altro che una palese rappresentazione degli equilibri decisionali che vigono nell'Unione Europea, tendenti sempre più ad un rapporto unilaterale all'interno del quale il cittadino non è che l'oggetto passivo delle scelte imposte dalle Istituzioni centrali.
La totale assenza di spazi di partecipazione e discussione collettiva a livello europeo fa sì che sempre meno le popolazioni europee si sentano parte di un processo di integrazione politica e culturale, quanto più vittime di un vincolo esclusivamente economico, volutamente sordo alle rivendicazioni espresse dai movimenti sociali dei paesi dell'Eurozona. Il risultato non poteva che essere un progressivo peggioramento delle condizioni di vita di quelle fasce più direttamente colpite da queste politiche di disintegrazione del welfare state e la conseguente negazione di diritti fondamentali come quello dell'accesso ai saperi e all'occupazione.
Emblematico in questo senso è l'annuncio, giunto poche settimane fa, della chiusura dell'Università Capodistriana di Atene, che non riesce a proseguire le sue attività a causa dei tagli subiti negli ultimi anni. Non si tratta di un caso isolato: altri 8 atenei hanno annunciato l'imminente chiusura.
Migliaia di studenti greci saranno costretti ad interrompere il loro percorso formativo che non significa soltanto cancellare le prospettive di crescita individuale ma un passo in direzione di un'inevitabile condizione di stallo dell'intero paese; parallelamente altrettanti lavoratori dovranno confrontarsi con la drammatica prospettiva del precariato e della disoccupazione, diminuendo ulteriormente la possibilità per questi individui di autodeterminarsi all'interno della società.
Queste parole non possono suonare nuove, sono anzi un refrain quotidiano alle orecchie di qualsiasi italiano, con l'unica differenza volutamente divulgata che la Grecia sembra essere una terra lontana ed il nostro futuro viaggia su un binario parallelo.
Negli ultimi 10 anni 50 mila studenti sono stati espulsi nel nostro paese dai percorsi formativi, conseguenza di quelle riforme che abbiamo duramente contestato, che porta oggi ad una sostanziale privatizzazione dell’Università, ledendo così uno dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, attraverso gli articoli 33 e 34.
I pochi che riescono ad accedere alla formazione universitaria, si immettono in una realtà contraddistinta dalla precarietà, attraversando quei luoghi dove ogni giorno troviamo migliaia di lavoratori senza una reale prospettiva di stabilità esistenziale.
Anche noi studenti, una volta completato il nostro percorso di studi, ci ritroviamo in una società caratterizzata da una totale incertezza quotidiana, dove più del 40% dei giovani è disoccupato, mentre la restante parte può nel migliore dei casi ambire a contratti a tempo determinato, che difficilmente gli permettono di arrivare a fine mese.
Questa condizione dovrebbe essere di monito per le scelte politiche dei governi europei, che non possono limitarsi al rispetto dei vincoli imposti dal Patto di Stabilità, insieme di criteri economico-finanziari volti a ridurre il debito entro determinati parametri.
In questo contesto, il 15 Ottobre, giorno di scadenza per la presentazione dei bilanci nazionali da parte dei governi europei, diventa sempre più una data emblematica: esprimere la nostra solidarietà ai coetanei greci non solo risulta essenziale, ma caratterizzante la volontà di riaprire il dibattito sullo sfacelo dei nostri Atenei, sintomatici della prospettiva futura verso la quale queste miopi scelte politiche, dettate dall'austerity, ci stanno conducendo.
Proponiamo quindi per quella data una mobilitazione generale in tutto il Paese, dentro e fuori i nostri Atenei, che rivendichi un'Europa diversa, all'interno della quale le priorità siano quelle dei suoi cittadini, nel rispetto dei loro diritti fondamentali.

martedì 8 ottobre 2013

con i lavoratori in mobilità calabresi

Con la partecipazione al presidio di questa mattina indetto dai lavoratori in mobilità lo scorso mercoledì Il laboratorio politico Ateneo Controverso esprime la sua solidarietà attiva alle lavoratrici e ai lavoratori in mobilità della regione Calabria, che questa mattina, hanno rivendicato il proprio diritto al lavoro e al salario occupando lo svincolo autostradale di Cosenza Nord.
Riteniamo vergognoso che migliaia di lavoratori e lavoratrici non percepiscano il loro, già scarno, stipendio da oltre sette mesi trovandosi, con le rispettive famiglie, sul lastrico .  Salutiamo con la nostra solidarietà di classe l’ennesima prova di coscienza di questi padri e madri di famiglia che, con la loro lotta,  dimostrano di non piegare la testa di fronte a nessun padrone o governante, che continueranno a lottare finchè non avranno conquistato un lavoro con diritti, sicurezza e salario dignitosi. Inoltre, esattamente come i mobilitati in lotta, denunciamo il ruolo complice che i sindacati confederali hanno ricoperto in tutta questa vicenda. Nonostante il crumiraggio dei sindacati confederali, la dignità dei lavoratori e delle classi popolari in lotta ci insegna che si può vincere nonostante il loro tradimento. La nostra solidarietà é quella di classe, quella degli studenti, dei giovani figli del popolo a cui hanno  riservato un futuro di disoccupazione, precarietà e sfruttamento. Per questo chiediamo ai nostri compagni lavoratori di marciare uniti nella lotta contro lo sfruttamento e per la giustizia sociale a partire dallo sciopero generale del 18 ottobre. Sfileremo per le strade della capitale spalla a spalla con gli operai, i lavoratori del pubblico impiego, i precari, i  disoccupati, i migranti ecc tutti uniti nel rivendicare un lavoro per tutti. Ma il nostro obbiettivo non è il lavoro per come è inteso dai padroni , senza diritti e totalmente precario. Rivendichiamo un salario minimo garantito per ogni lavoratore, la riduzione dell’orario a parità di retribuzione e la conseguenziale creazione di posti di lavoro, un massiccio intervento volto a rendere sicure le condizioni di lavoro. L’occupazione, inoltre, va incentivata attraverso pratiche virtuose di gestione del ciclo dei rifiuti, il riassesto idrogeologico nazionale, investimenti sul welfare, l’abolizione delle leggi precarizzanti. Rivendichiamo la nazionalizzazione degli impianti strategici nazionali e di tutte quelle aziende che licenziano e delocalizzano, soprattutto se riceventi finanziamenti pubblici. Siamo del tutto sicuri che questo non sarà ne il primo ne l’ultimo atto di rivendicazione da parte dei lavoratori e delle lavoratrici, la protesta non si placa in modo frivolo, tappezzando di qua e di là dove si può e maturando le liquidazioni degli ultimi due mesi. Questo “contentino” non basta a nessuno e non rimette a posto le coscienze di tutti coloro che non potendo far fronte al futuro e al benessere dei propri figli, della propria famiglia e di loro stessi si ribellano, si ritornerà presto nelle piazze sperando in un maggiore coinvolgimento a livello regionale e anche nazionale.  Tutto questo è un programma minimo di rivendicazione che noi studenti e lavoratori dobbiamo conquistare, rompendo con l’oligarchia finanziaria europea, con chi ha provocato questa crisi e sta distruggendo le nostre vite.
Studenti e Lavoratori uniti nella lotta!

martedì 17 settembre 2013

Il diritto alla mobilità non è un lusso!!!!

Le polemiche infiammano sul Ponte Bucci all’indomani dell’aumento del costo dei biglietti sul trasporto urbano, interurbano e regionale. Aumento che si ripresenta in maniera sempre più sistematica e che lascia presagire un servizio pubblico sempre più oneroso e meno efficiente.  In qualità di studenti, cittadini, abitanti dell’area urbana Cosenza-Andreotta-Rende riteniamo un ingiustizia pagare 1.60 Euro per il costo di un biglietto dell’autobus o abbonamenti che vanno dai 32 euro mensili (studenti) ai 46 per il resto della cittadinanza.  Gli aumenti sono diretta conseguenza del taglio ministeriale e regionale ai finanziamenti al TPL e le conseguenze sono drastiche. Ci vediamo ulteriormente beffati se pensiamo che i biglietti non sono più tarati in base ad una percorrenza a tempo, bensì sulla singola tratta, e ciò comporta un maggiore dispendio per chi utilizza i trasporti pubblici. Infatti se una persona dovesse utilizzare più volte i mezzi, avendo rimosso i biglietti giornalieri, si troverebbe a spendere più di 5 euro al giorno. A questo punto viene da chiedersi perché un cittadino dovrebbe essere incentivato a prendere un mezzo pubblico sapendo che non esiste un servizio regolare che colleghi Cosenza con Arcavacata, che gli orari sono del tutto imprecisi e mal strutturati così come le linee di percorrenza, che non esiste un servizio notturno ecc…
In un agglomerato urbano di 200 mila abitanti non esiste un reale piano integrato per il trasporto pubblico locale causando un inutile proliferazione delle aziende operanti sul territorio, del tutto incapaci di fornire un sevizio libero ed efficiente.
Nell’area urbana Cosenza-Andreotta-Rende operano due autolinee, una mista (AMACO) ed una interamente privata (Consorzio Autolinee), le quali, nonostante i lauti finanziamenti ricevuti dalle istituzioni Regionali, non soddisfano minimamente il reale bisogno di mobilità richiesto dalla popolazione non riuscendo, nemmeno, a retribuire i propri dipendenti.
Come Laboratorio Politico Ateneo Controverso insieme ai cittadini pretendiamo l’apertura di un tavolo di discussione con gli enti locali, il consorzio e la regione in cui rivendicare: 

- Una tariffa agevolata per gli studenti e le fasce più deboli.
-  Una riduzione immediata del costo del servizio del 50%
- Rimodulazione razionale delle tratte e orari di percorrenza con un nuovo piano di trasporti
- Un servizio di qualità dei trasporti locali che sia realmente efficace nel soddisfare un pieno diritto alla mobilità, puntando ad un sistema ecosostenibile 
- Istituzione di un reale servizio notturno di collegamenti urbani
- Ripubblicizzazione totale del servizio con relativa creazione di un’agenzia pubblica da incentivare in base ai servizi  offerti e disincentivare il trasporto privato con relative tassazioni.
- L’esproprio della aziende private che, nonostante i finanziamenti istituzionali, non riescono a garantire un efficiente servizio e l’adeguata retribuzione dei dipendenti


venerdì 10 maggio 2013

Appello per la costruzione di una assemblea d’Ateneo per discutere circa la fase in cui versa l’Università della Calabria:





All’indomani dei tagli della legge 133 e dell’approvazione della legge 240/2010, il movimento studentesco, che aveva denunciato e tentato di contrastare il processo di distruzione e privatizzazione dell’università pubblica e della sua funzione sociale, si è piegato su se stesso atomizzato e frammentato, quindi incapace di porsi in contrasto rispetto al protrarsi di una serie di politiche e di provvedimenti che hanno distrutto  il sistema e il senso dell’università pubblica. In generale non è stato in grado di opporsi a tutto un sistema di macelleria sociale e di taglio ai diritti, in favore della tutela dei privilegi e degli equilibri economici internazionali. Sul tavolo della discussione oggi ci troviamo ad affrontare  provvedimenti attuativi e  decreti ministeriali  che già nel 2010 si diceva potessero rappresentare il reale problema dell’università post riforma Gelmini. Infatti ai continui tagli portati avanti a discapito dell’università e della ricerca pubblica si affiancano gli ultimi provvedimenti del governo Monti e del ministro Profumo. Il D.M. 47, più noto come decreto A.V.A.,  si propone di fatto l’obbiettivo di utilizzare la valutazione e l’accreditamento di corsi di studio e sedi d’ateneo come strumento punitivo prevedendo, tramite dei criteri estremamente restrittivi, l’apertura o la conseguente trasformazione di interi corsi di studio a numero chiuso, così come l’accorpamento di atenei, minando quindi la qualità dell’offerta formativa del percorso di studi di ogni studente, già dequalificato dai provvedimenti antecedenti. Il decreto AVA  rappresenta l’attuazione della logica competitiva fra gli atenei (nonostante nessuno di questi sia realmente dotato di tutti gli strumenti e requisiti necessari a causa dei tagli, del blocco del turn-over, del taglio agli insegnamenti etc.), costituendo in modo evidente la formazione di atenei di serie A e B. In aggiunta a questo un ulteriore provvedimento, firmato Profumo a cavallo delle elezioni politiche, noto ai più come decreto sui Livelli Essenziali delle Prestazioni si propone di attuare un taglio del 92% dei finanziamenti per il diritto allo studio. Un taglio di queste proporzioni è la dimostrazione di una chiara volontà politica: distruggere la possibilità di accedere ai percorsi formativi e rendere l’università un luogo ad esclusivo appannaggio di chi può permettersela, incentivando forme di neo indebitamento come il prestito d’onore. La logica è coerente, tagliare i diritti e perpetrare la speculazione finanziaria e i potentati economici.
L’assenza di democrazia e trasparenza nei processi decisionali, la vittoria delle logiche di mercato, il trionfo delle verità tecniche che hanno caratterizzato questi ultimi anni la politica nazionale sono stati riprodotti fedelmente qui all’ UniCal. Già a partire dallo statuto e dal regolamento generale d’ateneo, dai loro contenuti per nulla condivisi e dal metodo di scrittura blindato all’interno delle stanze del potere, oggi si gioca la bollente partita della scrittura e approvazione dei regolamenti di dipartimento.
Nel processo di “Dipartimentalizzazione” dell’università, invece di pensare all’offerta formativa e alla conservazione o miglioramento della didattica e a come aggirare gli effetti negativi della riforma Gelmini, si è pensato bene di fortificare i vari baronati nei nuovi dipartimenti, stratificando vere e proprie strutture di potere. Il processo di scrittura dei regolamenti dei nuovi dipartimenti è esemplificativo di tutto quanto detto prima, in quanto, non solo non era presente la componente studentesca  durante la riscrittura dei regolamenti,  ma non c’è stata alcuna trasparenza dei processi di discussione e riscrittura degli stessi. Il passaggio dalle già consolidate Facoltà ai nuovi dipartimenti, secondo alcuni, sarebbe dovuto essere “un processo  trasparente”. La trasparenza non era certo quella che intendiamo noi studenti, cioè partecipazione attiva e confronto, bensì un processo del quale nessuno avrebbe dovuto sentire l’evoluzione, le conseguenze e la stessa attuazione. Con questa assemblea d’Ateneo vogliamo aprire un varco per uscire dal Medioevo che ha caratterizzato le politiche dell’Unical negli ultimi due anni. E’ importante ricordare il fatto che i luoghi della cultura, come l’università, devono per definizione essere luoghi in cui la trasparenza, il confronto, la democrazia e la contaminazione divengono prassi virtuosa di educazione all’agire sociale dell’individuo. Noi come studenti, prima che componenti di un laboratorio politico, sentiamo la necessità di parlare e di oltrepassare questa fase che vede come protagonista la nostra università. Proprio per questo invitiamo tutta la comunità accademica a costruire insieme questo momento di confronto e condivisione per il 29 Maggio 2013.


Ateneo Controverso

giovedì 2 maggio 2013

Programma Elezioni Cnsu Studenti Indipendenti. Candidato all' Unical DAVIDE MERANDO





Studenti Indipendenti – Liste Indipendenti – Link



IL CNSU

Che cos'è?
Per CNSU si intende il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari: un organo di rappresentanza nazionale degli studenti, che si riunisce a Roma su convocazione del Ministro dell'istruzione.

Chi ne fa parte?
Il CNSU è composto da 28 studenti eletti in tutta Italia in 4 grandi circoscrizioni tra gli universitari iscritti a tutti i corsi di laurea, oltre ad un rappresentante dei dottorandi e uno degli specializzandi Le elezioni per rinnovare i rappresentanti presenti al CNSU si svolgono ogni 3 anni.

Chi può votare al CNSU?
Tutti gli studenti universitari iscritti, quindi in regola con il pagamento delle tasse, entro la data di pubblicazione delle liste degli elettori (30 aprile).

Chi si può candidare al CNSU?
Tutti gli studenti universitari al di sotto dei 27 anni di età.

Quali sono le circoscrizioni?
a) I distretto: Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Marche;
b) II distretto: Piemonte, Lombardia, Liguria;
c) III distretto: Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo;
d) IV distretto: Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna.

Ogni collegio elegge 7 studenti. Il sistema elettorale utilizzato è un sistema proporzionale.

A cosa serve il CNSU?
Il CNSU è un organo di rappresentanza degli studenti che:
  • può formulare pareri in merito a decreti o leggi sull'università presentati dal Ministro;
  • può rivolgere quesiti al ministro in merito a proposte o leggi da lui presentate;
  • scrive ogni anno un documento sullo stato del sistema universitario da presentare al Ministero;
  • elegge uno o più persone in altri organismi del ministero come il CUN o il comitato consultivo dell'ANVUR e nelle commissioni ministeriali che studiano e producono decreti e leggi come ad esempio l'ultimo decreto sul diritto allo studio.
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Panda Day 2.0


mercoledì 10 aprile 2013

Fermiamo il decreto sui LEP e rilanciamo le 10 proposte sul DSU!!!


Apprendiamo con preoccupazione che, attraverso l'ennesima forzatura da parte del Ministro Profumo, è stato inserita all'interno della Conferenza Stato-Regioni, convocata per la giornata di domani, la discussione del Decreto sui livelli essenziali delle prestazioni per l'erogazione delle borse di studio.
E' inaccettabile che Profumo continui a portare avanti il Decreto sul Diritto allo Studio nonostante le innumerevoli proteste delle studentesse e gli studenti.
Ancora una volta il Ministro, senza nessuna leggitimità politica e in un paese ormai da due mesi senza Governo, ripropone un testo che che restringe fortemente la platea di studenti beneficiari di borse di studio applicando delle differenziazioni tra sud e quelli del nord, inasprendo i criteri di merito e diminuedo la soglia ISEE necessaria."

Il sistema del Dsu nel nostro paese è al collasso e per l'anno 2013/14 sono previsti soltanto 14 milioni di euro per il Fondo integrativo nazionale; anche per queste motivazioni abbiamo lanciato una grande campagna nazionale denominata"Non c'è più tempo! 10 proposte per il Diritto allo Studio" che sta raccogliendo migliaia di firme in tantissimi atenei del nostro paese.

Questo provvedimento è già stato fermato nel mese di febbraio grazie alle mobilitazioni studentesche esplose in tutta Italia. Per questo pretendiamo che Profumo ne blocchi definitivamente l'iter legislativo e che i rappresentanti delle regioni si oppongano strenuamente alla sua approvazione mentre noi studenti ci mobiliteremo per esprimere una ferma opposizione a quest'ennesimo attacco rivolto al nostro futuro.

Auspichiamo che si apra finalmente un serio dibattito intorno alle proposte degli studenti e ai risultati delReferendum studentesco che sarà organizzato in scuole ed università dal 15 al 25 aprile, con la speranza che il sistema del diritto allo studio venga adeguatamente rifinanziato prima dell'approvazione di qualsiasi provvediemento sulle borse di studio.

QUI la sheda tecnica di Link - Coordinamento Universitario sulla bozza del Decreto.

Valutazione e AVA


Lo scorso 30 gennaio, a Camere sciolte e ormai al termine del mandato del ministro Profumo, è stato emanato il decreto ministeriale 47/2013 sull'Auto Valutazione e l'Accreditamento delle sedi e dei corsi universitari. Nel più totale silenzio mediatico, il dispositivo sancisce i parametri e le modalità di valutazione che verificheranno periodicamente e decreteranno la vita o la morte (soprattutto la morte) degli atenei e dei corsi di studi.Questi parametri risultano ancora più stringenti soprattutto per quanto riguarda la sostenibilità dei corsi, che è messa a repentaglio già a partire dal blocco delle assunzioni, già in vigore col blocco del turn over al 20 %.
Infatti, se non si soddisfano i requisiti per l'accreditamento si va incontro alla soppressione dei corsi oppure al moltiplicarsi di numeri chiuso o programmato locale in tutti gli atenei.
A questa prospettiva noi ci opporremo fuori e dentro i luoghi della rappresentanza, e chiediamo il ritiro del decreto 47 (AVA).
Siamo pronti a scendere in piazza per ribadire il carattere pubblico e di massa dei nostri atenei, con la volontà che si apra un dibattito ampio nel paese sul ruolo dei saperi e sul futuro di milioni di studenti a cui si vuole negare l'accesso ai gradi più alti della formazione!

Il testo del decreto sull'AVA come pubblicato dal Miur:
Scheda tecnica esplicativa del decreto e delle sue conseguenze per la didattica e sui numeri chiusi: