sabato 12 ottobre 2013

che futuro ha un paese che rinuncia ad educare i suoi cittadini????

Dall'assemblea degli studenti e delle studentesse di Torino, che si è tenuta in seguito all'occupazione del deposito della GTT per contrastastare la privatizzazione del trasporto pubblico locale.
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Da anni ormai il dibattito politico europeo è fossilizzato sull'attuazione di politiche di austerity, con l'unico obiettivo di placare, tranquillizzare i mercati, mentre gli effetti sociali di queste politiche sono a carico sempre di giovani, precari e lavoratori.
Questa non è altro che una palese rappresentazione degli equilibri decisionali che vigono nell'Unione Europea, tendenti sempre più ad un rapporto unilaterale all'interno del quale il cittadino non è che l'oggetto passivo delle scelte imposte dalle Istituzioni centrali.
La totale assenza di spazi di partecipazione e discussione collettiva a livello europeo fa sì che sempre meno le popolazioni europee si sentano parte di un processo di integrazione politica e culturale, quanto più vittime di un vincolo esclusivamente economico, volutamente sordo alle rivendicazioni espresse dai movimenti sociali dei paesi dell'Eurozona. Il risultato non poteva che essere un progressivo peggioramento delle condizioni di vita di quelle fasce più direttamente colpite da queste politiche di disintegrazione del welfare state e la conseguente negazione di diritti fondamentali come quello dell'accesso ai saperi e all'occupazione.
Emblematico in questo senso è l'annuncio, giunto poche settimane fa, della chiusura dell'Università Capodistriana di Atene, che non riesce a proseguire le sue attività a causa dei tagli subiti negli ultimi anni. Non si tratta di un caso isolato: altri 8 atenei hanno annunciato l'imminente chiusura.
Migliaia di studenti greci saranno costretti ad interrompere il loro percorso formativo che non significa soltanto cancellare le prospettive di crescita individuale ma un passo in direzione di un'inevitabile condizione di stallo dell'intero paese; parallelamente altrettanti lavoratori dovranno confrontarsi con la drammatica prospettiva del precariato e della disoccupazione, diminuendo ulteriormente la possibilità per questi individui di autodeterminarsi all'interno della società.
Queste parole non possono suonare nuove, sono anzi un refrain quotidiano alle orecchie di qualsiasi italiano, con l'unica differenza volutamente divulgata che la Grecia sembra essere una terra lontana ed il nostro futuro viaggia su un binario parallelo.
Negli ultimi 10 anni 50 mila studenti sono stati espulsi nel nostro paese dai percorsi formativi, conseguenza di quelle riforme che abbiamo duramente contestato, che porta oggi ad una sostanziale privatizzazione dell’Università, ledendo così uno dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, attraverso gli articoli 33 e 34.
I pochi che riescono ad accedere alla formazione universitaria, si immettono in una realtà contraddistinta dalla precarietà, attraversando quei luoghi dove ogni giorno troviamo migliaia di lavoratori senza una reale prospettiva di stabilità esistenziale.
Anche noi studenti, una volta completato il nostro percorso di studi, ci ritroviamo in una società caratterizzata da una totale incertezza quotidiana, dove più del 40% dei giovani è disoccupato, mentre la restante parte può nel migliore dei casi ambire a contratti a tempo determinato, che difficilmente gli permettono di arrivare a fine mese.
Questa condizione dovrebbe essere di monito per le scelte politiche dei governi europei, che non possono limitarsi al rispetto dei vincoli imposti dal Patto di Stabilità, insieme di criteri economico-finanziari volti a ridurre il debito entro determinati parametri.
In questo contesto, il 15 Ottobre, giorno di scadenza per la presentazione dei bilanci nazionali da parte dei governi europei, diventa sempre più una data emblematica: esprimere la nostra solidarietà ai coetanei greci non solo risulta essenziale, ma caratterizzante la volontà di riaprire il dibattito sullo sfacelo dei nostri Atenei, sintomatici della prospettiva futura verso la quale queste miopi scelte politiche, dettate dall'austerity, ci stanno conducendo.
Proponiamo quindi per quella data una mobilitazione generale in tutto il Paese, dentro e fuori i nostri Atenei, che rivendichi un'Europa diversa, all'interno della quale le priorità siano quelle dei suoi cittadini, nel rispetto dei loro diritti fondamentali.

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