lunedì 5 marzo 2012

La risposta di Ateneo Controverso all'editoriale di domenica scorsa di Eugenio Scalfari

Laboratorio politico Ateneo Controverso
Università della Calabria

Nota: In risposta all'editoriale di Scalfari


Apparteniamo per nascita a quella generazione maledetta che, molto più rispetto ad altre, ha poche certezze e tantissimi dubbi. Siamo giovani oggi. Questa condizione, sebbene ci releghi ad un esistenza da “paria” e ci collochi - quasi fosse un ordine naturale ineluttabile – al di fuori da qualsiasi contesto lavorativo e spesso anche sociale, ci porta, quasi per contrasto, a detenere una grande forza, ovvero, la capacita di porre in continua discussione non solo i nostri stessi pensieri ma anche tutti i fattori interni a quella società che ci confina in una posizione di subalternità. Abbiamo la consapevolezza di non possedere alcuna verità assoluta anzi, che non esistano verità assolute. Ed è per questo che non accettiamo lezioni da parte di nessuno, non accettiamo paternali né pacche sulle spalle, tanto meno da coloro i quali hanno contribuito alla creazione di questa società malandata che affonda le sue radici nella speculazione sugli uomini e sulle risorse.
In terra nostra di Calabria la speculazione si è manifestata con tanti mostri: i poli siderurgici, la Pertusola, la Marlane, il fantomatico ponte sullo Stretto, che sembrano tradurre la vessazione continua di un territorio in realtà caratterizzato da una natura estranea a questo modello di sviluppo e da una Bellezza che ancora resiste. Ed è per questo che la Calabria, come tutti i territori, ha e pretende voce in capitolo anche in questa battaglia. Esiste un filo conduttore tra tutte le rivendicazioni territoriali, che attraversa da nord a sud la penisola e la unisce, sotto la convinzione che debbano essere i popoli a dover assumere le decisioni e le scelte riguardo il “giusto” delle loro esistenze, che nessuno può operare senza la loro legittimazione. Ed è in questo che la battaglia No-tav diventa fondamentale, e se vinceranno i territori della valle vinceremo tutti. Non esistono temi di serie A o di serie B, né temi di cui ci si può e deve interessare o meno. E non esiste nessuno in grado di dettare l’agenda politica e gli argomenti di dibattito di quelli che chiamate giovani. La Battaglia della valle chiama in causa tutti, tanto quanto il problema della 'ndrangheta. L'organizzazione criminale più potente del mondo non è confinata al territorio calabrese, ma ha aperto i suoi tentacoli su tutto il paese così come al di fuori di esso. La nostra generazione è capace di farsi carico di entrambe le questioni, dando la stessa attenzione, lo stesso impegno e la stessa intensità ma non può accettare che qualcuno decida quali siano i problemi di cui ci si debba occupare, gli argomenti su cui si ha il permesso di parlare. Noi abbiamo imparato a prendere parola per i nostri diritti, per la nostra terra, e la nostra terra non è solo la Calabria. Un nostro problema è la classe dirigente di questo paese, non solo della nostra regione. Una classe dirigente, obsoleta, incapace, corrotta e anche vecchia, per inciso della stessa generazione di Eugenio Scalfari. Non si può unire l’ animo degli Italiani celebrando i 150 anni dell’unità con grandi feste e parate, noi riusciamo ad unirci attraverso le lotte giuste e legittime anche a distanza di 1500km. Viviamo in una terra splendida e martoriata, non ci riesce difficile immedesimarci in chi con tutte le sue forze prova a difendere un pezzo del suo cuore che giorno dopo giorno viene distrutto.
Una nostra speranza è quella di vincere quelle battaglie che racchiudono in sé il germe del cambiamento, il seme di un modo nuovo di pensare e fare politica, di un fare e intendere la società. Il nostro obiettivo è prenderci il nostro spazio, magari al prezzo di abbattere qualche dinosauro.
 

Laboratorio politico Ateneo Controverso – università della Calabria

La risposta della Rdt all'editoriale di domenica scorsa di Eugenio Scalfari

Lettera aperta a Eugenio Scalfari.
Caro direttore , nel bel mezzo di una nostra riunione, leggiamo il suo editoriale “una strana gioventù che odia la velocità” comparso su Repubblica del 4 marzo. Ci colpiscono, in particolare, le sue affermazioni riguardo gli studenti dell’Università della Calabria che si sono mobilitati per esprimere la loro solidarietà alla battaglia del popolo della Val Susa. Lei si chiede come mai , con tanti problemi che vive la Calabria, gli studenti scelgano di urlare nelle piazze e nelle strade della loro, terra: nota!
Leggendo le sue parole tutti noi ci siamo guardati negli occhi, incrociando anche gli sguardi di tanti giovani studenti universitari presenti all’assemblea della Rete difesa del Territorio intitolata alla memoria di Franco Nisticò, un militante deceduto, nel dicembre 2009, durante una manifestazione no ponte.
Caro direttore lei si chiede che senso ha la mobilitazione degli studenti dell’Uni.Cal. rispetto alla apparentemente lontana lotta no tav, e per quel motivo gli stessi non si attivino, invece , rispetto a questioni molto più vicine ai loro territori. Ebbene siamo molto felici di poterle rispondere che se oggi gli studenti calabresi, negli scorsi giorni scesi in piazza a Cosenza come a Reggio Calabria, al fianco di tanti ambientalisti, esponenti di realtà, collettivi centri sociali, per dire no al treno ad alta velocità, lo hanno fatto consapevoli di numerose questioni.
In tutta la Calabria, pur non balzando quasi mai agli onori della cronaca, c’è gente che quotidianamente lotta per la difesa dei propri territori, cerca di creare dal basso forme di tutela della propria terra per evitare che interessi privati, legati al profitto e non alla difesa e alla valorizzazione dell’ecosistema, erodano terreni, costruiscano o amplino inceneritori o centrali a carbone, non sfruttino risorse energetiche alternative, continuino a invadere di cemento le città dove, di contro, aumentano i numeri dei senza casa,. Ogni giorno ci sono cittadini che operano contro le mafie non nascondendosi dietro una generica bandiera dell’antimafia bensì costruendo, nel silenzio, alternative reali anche se piccole per sottrarre manovalanza mafiosa, soprattutto composta da giovani inoccupati, attraverso una socialità altra e soprattutto cercando di incidere sulla cultura della delega, e della raccomandazione che dalle nostre parti chiamiamo “pastetta” . Le mafie a nostro avviso, sono tutte quelle forme si sopraffazione, sfruttamento, imbarbarimento e disumanizzazione legate al dio denaro e al potere…ebbene noi, ogni giorno lottiamo per operare un significativo cambio di rotta di questa mentalità che poi non è affatto tipicamente calabrese ma, possiamo dirlo con certezza, investe tutta la penisola.
Di tutte queste piccole ma significative lotte, spesso non si trova traccia sui giornali mainstream, fa notizia però che giovani studenti universitari calabresi blocchino dei treni insieme a realtà di movimento, ambientalisti, cittadini. Questo , forse, dimostra che ci sono dei problemi di comunicazione e di informazione.
Quello che realmente ha spinto alla solidarietà verso il popolo notav è la consapevolezza che grandi infrastrutture come questa o anche il ponte sullo stretto non faranno altro che gravare sulle tasche di tutti i cittadini italiani e dei figli che ancora , magari devono venire senza determinare però dei significativi benefici alla cittadinanza tutta. Effettivamente i discorsi che sentiamo fare sullo sviluppo legato alla tav ci ricordano tanto quei beceri comizi sullo sviluppo che avrebbero portato in Calabria tanti e tanti posti di lavoro ma che invece, oggi hanno determinato l’avvelenamento di intere citta: Crotone un esempio per tutti.
Lottare oggi al fianco del popolo notav significa lottare per il principio di autodeterminazione dei popoli che dovrebbero aver garantita la possibilità di scelta, rispetto ai territori che vivono. L’imposizione del tunnel della TAV, attraverso l’attuazione di forme repressive di contenimento delle volontà popolare, rappresenta una palese negazione di tale principio. Lottare oggi al fianco del popolo notav significa ribadire e sottolineare che mentre si investono ingenti quantitativi di denaro per infrastrutture simili, in zone come la Calabria non è possibile spostarsi agevolmente. Gli ambientalisti, gli studenti i cittadini calabresi intendono collegare la lotta notav a quella per la difesa del territorio che comprende, senza dubbio, la mobilità territoriale, vero e proprio diritto oggi sempre più negato alle popolazioni calabresi.
Vogliamo ricordarle, direttore, che noi calabresi abbiamo assistito ad un pauroso ridimensionamento della mobilità su rotaie, proprio in questi ultimi anni. Tale ridimensionamento ha determinato perdita di posti di lavoro , chiusura di numerose stazioni, isolamento di piccoli e medi centri. Oggi per spostarsi in Calabria si è costretti ad utilizzare mezzi propri su strade sempre più disastrate e malmesse.
Se dunque a Reggio Calabria come nel più internato dei paesi della Sila si può sentire l’urlo che risuona all’unisono notav, caro direttore non si deve sorprendere. Se anche nella lontana calabria anche noi urliamo Notav lo facciamo convinti del fatto che ci stiamo battendo per un futuro sostenibile, per una reale democrazia, per una informazione non univoca, per dare una speranza a questo paese alla nostra terra alle nostre vite e a quelle dei nostri figli.
Abbiamo letto il suo pezzo e concluso la nostra assemblea dove, guarda caso parlavamo di quello che significa la lotta notav: una metafora dell’Italia che resiste, ci spiace constare che lei e il suo giornale non abbiano colto il senso di questa battaglia.
Ci auguriamo che almeno ci venga garantito il diritto di replica e la pluralità delle voci, propria di una democrazia.


Rete difesa del territorio “Franco Nisticò” 
http://www.difendiamolacalabria.org/