domenica 20 ottobre 2013

SAPERI CONTRO L'AUSTERITY

All’indomani delle giornate di mobilitazione del 18 e 19 Ottobre, come studenti e studentesse dell’Unical, siamo convinti della necessità di rilanciare una mobilitazione territoriale che a partire dal tema dell’austerity e della crisi economica e democratica di questo Paese, sappia riconnettersi alle questioni che attraversano il nostro territorio.
Riteniamo che la visita del ministro  Maria Chiara Carrozza rappresenti l’opportunità per  fare emergere tutte quelle vertenze che da un livello nazionale si declinano anche sul nostro territorio: la questione dei  trasporti e il contrasto alla metropolitana leggera;le migliaia di lavoratori precari e cassa integrati della nostra regione; il mondo del precariato della scuola e dell’università.
Contestiamo il DM n°43/2013-15 per la programmazione dell’università dei prossimi due anni,in quanto propone di migliorare i servizi agli studenti senza però prevedere strumenti di sostegno al diritto allo studio; consente l’istituzione di nuove università telematiche anziché incentivare l’università pubblica e la qualità della didattica. Sulla stessa linea di pensiero infatti la regione calabria anche per quest’anno decide di stanziare finanziamenti ad hoc su master da svolgere presso università private/telematiche anziché destinare quegli stessi finanziamenti ad aumentare la copertura per le borse di studio ad oggi pari al 32% degli aventi diritto.
L’attuale classe politica in linea di continuità con l'austerity e con la razionalizzazione delle risorse, impone ed auspica accorpamenti di interi corsi di laurea, e la formazione di confederazioni di atenei e consigli d’amministrazione con un unico presidente su base regionale o macro regionale con conseguenze pesantissime sulla qualità della didattica e soprattutto sulle scelte politica e amministrativa degli atenei che vedono così scomparire il principio dell’autonomia universitaria. E la dose viene rincarata da un processo ulteriore di liberalizzazione attraverso l’istituzione di nuove università private con finanziamenti pubblici. In più il DM prevede nuovi provvedimenti volti ad indebolire ancora di più quella che è la situazione dei piccoli e medi atenei presenti soprattutto nel sud Italia andando ad intensificare la distinzione tra università di serie A e di serie B, con una conseguente riduzione del finanziamento  agli atenei “non virtuosi”.  Il tutto mentre le università, sull'orlo del fallimento,  chiedono con forza un rifinanziamento complessivo per tornare a fornire una didattica di qualità, una ricerca libera, una propria autonomia gestionale e politica e soprattutto una riforma che rispetti la missione e il senso dell'università pubblica!!! 
Oggi più che mai, dobbiamo mettere al centro il tema del diritto allo studio a partire da: l’istituzione di un BANDO UNICO PER IL DIRITTO ALLO STUDIO e una legge quadro nazionale per il finanziamento sul diritto allo studio; rimodulazione delle fasce aventi diritto alle borse con un innalzamento della soglia ISEE a 21.000 €  e una soglia cuscinetto tra i 21.000 € e i 25.000 € e la conseguente eliminazione della figura “idoneo non beneficiario” il tutto mantenendo inalterate le tasse regionali. Garantire il diritto di accesso alle mense con costi agevolati per tutti gli studenti.
Contrastare il progetto della Ministra Carrozza di esportare il test invalsi sulla qualità delle competenze in uscita delle università e la loro messa in competizione attraverso l’ipotesi di liberalizzazione del valore del titolo di studi.
Contro i test selettivi per l’accesso alle lauree triennali e specialistiche e ogni forma di blocco all’accesso ai percorsi formativi.
Bloccare il processo di privatizzazione di parte delle residenze universitarie e l’apertura di una discussione sulle politiche abitative e il diritto alla casa, per coloro i quali non possono permettersi il costo degli affitti e dei mutui. Contrastare la service tax in quanto tassa ingiusta che mira a colpire le fasce sociali più deboli e gli studenti fuori sede.
Contrastare la costruzione della metropolitana leggera, in quanto opera dispendiosa,inutile,disastrosa e che rappresenta l’ennesima speculazione economica e ambientale sul territorio Cosentino. Rivendichiamo l’istituzione di un servizio unico,efficiente e pubblico dei trasporti per l’area urbana cosenza-rende-castrolibero e una riduzione del costo dei trasporti urbani,extraurbani e regionali.
Un intervento immediato rispetto al pagamento delle mensilità arretrate ai lavoratori e casse integrati nonché, investimenti sul lavoro e contrasto alle forme di contratto atipico e a tempo indeterminato e ad ogni forma di precarizzazione dell’individuo.
Come studenti, lavoratori e classi sociali che pagano il costo di una crisi che non hanno prodotto vogliamo riappropriarci del nostro protagonismo nelle scelte politiche ed economiche del nostro paese. Non consentiremo altri tagli ai nostri diritti!!!
Invitiamo tutte le realtà e le esperienze di lotta presenti nel territorio Cosentino a partecipare all’iniziativa che si terrà Lunedi 21 ottobre alle ore 18.00 per contestare la visita del Ministro Carrozza e del governo dell’austerity e per la costruzione di un assemblea capace di raccogliere le istanze e i movimenti attivi su territorio Calabrese verso la mobilitazione del 15 Novembre, data in cui la legge di stabilità tornerà in Italia con le correzioni e le imposizioni della Troika. 

sabato 12 ottobre 2013

che futuro ha un paese che rinuncia ad educare i suoi cittadini????

Dall'assemblea degli studenti e delle studentesse di Torino, che si è tenuta in seguito all'occupazione del deposito della GTT per contrastastare la privatizzazione del trasporto pubblico locale.
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Da anni ormai il dibattito politico europeo è fossilizzato sull'attuazione di politiche di austerity, con l'unico obiettivo di placare, tranquillizzare i mercati, mentre gli effetti sociali di queste politiche sono a carico sempre di giovani, precari e lavoratori.
Questa non è altro che una palese rappresentazione degli equilibri decisionali che vigono nell'Unione Europea, tendenti sempre più ad un rapporto unilaterale all'interno del quale il cittadino non è che l'oggetto passivo delle scelte imposte dalle Istituzioni centrali.
La totale assenza di spazi di partecipazione e discussione collettiva a livello europeo fa sì che sempre meno le popolazioni europee si sentano parte di un processo di integrazione politica e culturale, quanto più vittime di un vincolo esclusivamente economico, volutamente sordo alle rivendicazioni espresse dai movimenti sociali dei paesi dell'Eurozona. Il risultato non poteva che essere un progressivo peggioramento delle condizioni di vita di quelle fasce più direttamente colpite da queste politiche di disintegrazione del welfare state e la conseguente negazione di diritti fondamentali come quello dell'accesso ai saperi e all'occupazione.
Emblematico in questo senso è l'annuncio, giunto poche settimane fa, della chiusura dell'Università Capodistriana di Atene, che non riesce a proseguire le sue attività a causa dei tagli subiti negli ultimi anni. Non si tratta di un caso isolato: altri 8 atenei hanno annunciato l'imminente chiusura.
Migliaia di studenti greci saranno costretti ad interrompere il loro percorso formativo che non significa soltanto cancellare le prospettive di crescita individuale ma un passo in direzione di un'inevitabile condizione di stallo dell'intero paese; parallelamente altrettanti lavoratori dovranno confrontarsi con la drammatica prospettiva del precariato e della disoccupazione, diminuendo ulteriormente la possibilità per questi individui di autodeterminarsi all'interno della società.
Queste parole non possono suonare nuove, sono anzi un refrain quotidiano alle orecchie di qualsiasi italiano, con l'unica differenza volutamente divulgata che la Grecia sembra essere una terra lontana ed il nostro futuro viaggia su un binario parallelo.
Negli ultimi 10 anni 50 mila studenti sono stati espulsi nel nostro paese dai percorsi formativi, conseguenza di quelle riforme che abbiamo duramente contestato, che porta oggi ad una sostanziale privatizzazione dell’Università, ledendo così uno dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, attraverso gli articoli 33 e 34.
I pochi che riescono ad accedere alla formazione universitaria, si immettono in una realtà contraddistinta dalla precarietà, attraversando quei luoghi dove ogni giorno troviamo migliaia di lavoratori senza una reale prospettiva di stabilità esistenziale.
Anche noi studenti, una volta completato il nostro percorso di studi, ci ritroviamo in una società caratterizzata da una totale incertezza quotidiana, dove più del 40% dei giovani è disoccupato, mentre la restante parte può nel migliore dei casi ambire a contratti a tempo determinato, che difficilmente gli permettono di arrivare a fine mese.
Questa condizione dovrebbe essere di monito per le scelte politiche dei governi europei, che non possono limitarsi al rispetto dei vincoli imposti dal Patto di Stabilità, insieme di criteri economico-finanziari volti a ridurre il debito entro determinati parametri.
In questo contesto, il 15 Ottobre, giorno di scadenza per la presentazione dei bilanci nazionali da parte dei governi europei, diventa sempre più una data emblematica: esprimere la nostra solidarietà ai coetanei greci non solo risulta essenziale, ma caratterizzante la volontà di riaprire il dibattito sullo sfacelo dei nostri Atenei, sintomatici della prospettiva futura verso la quale queste miopi scelte politiche, dettate dall'austerity, ci stanno conducendo.
Proponiamo quindi per quella data una mobilitazione generale in tutto il Paese, dentro e fuori i nostri Atenei, che rivendichi un'Europa diversa, all'interno della quale le priorità siano quelle dei suoi cittadini, nel rispetto dei loro diritti fondamentali.

martedì 8 ottobre 2013

con i lavoratori in mobilità calabresi

Con la partecipazione al presidio di questa mattina indetto dai lavoratori in mobilità lo scorso mercoledì Il laboratorio politico Ateneo Controverso esprime la sua solidarietà attiva alle lavoratrici e ai lavoratori in mobilità della regione Calabria, che questa mattina, hanno rivendicato il proprio diritto al lavoro e al salario occupando lo svincolo autostradale di Cosenza Nord.
Riteniamo vergognoso che migliaia di lavoratori e lavoratrici non percepiscano il loro, già scarno, stipendio da oltre sette mesi trovandosi, con le rispettive famiglie, sul lastrico .  Salutiamo con la nostra solidarietà di classe l’ennesima prova di coscienza di questi padri e madri di famiglia che, con la loro lotta,  dimostrano di non piegare la testa di fronte a nessun padrone o governante, che continueranno a lottare finchè non avranno conquistato un lavoro con diritti, sicurezza e salario dignitosi. Inoltre, esattamente come i mobilitati in lotta, denunciamo il ruolo complice che i sindacati confederali hanno ricoperto in tutta questa vicenda. Nonostante il crumiraggio dei sindacati confederali, la dignità dei lavoratori e delle classi popolari in lotta ci insegna che si può vincere nonostante il loro tradimento. La nostra solidarietà é quella di classe, quella degli studenti, dei giovani figli del popolo a cui hanno  riservato un futuro di disoccupazione, precarietà e sfruttamento. Per questo chiediamo ai nostri compagni lavoratori di marciare uniti nella lotta contro lo sfruttamento e per la giustizia sociale a partire dallo sciopero generale del 18 ottobre. Sfileremo per le strade della capitale spalla a spalla con gli operai, i lavoratori del pubblico impiego, i precari, i  disoccupati, i migranti ecc tutti uniti nel rivendicare un lavoro per tutti. Ma il nostro obbiettivo non è il lavoro per come è inteso dai padroni , senza diritti e totalmente precario. Rivendichiamo un salario minimo garantito per ogni lavoratore, la riduzione dell’orario a parità di retribuzione e la conseguenziale creazione di posti di lavoro, un massiccio intervento volto a rendere sicure le condizioni di lavoro. L’occupazione, inoltre, va incentivata attraverso pratiche virtuose di gestione del ciclo dei rifiuti, il riassesto idrogeologico nazionale, investimenti sul welfare, l’abolizione delle leggi precarizzanti. Rivendichiamo la nazionalizzazione degli impianti strategici nazionali e di tutte quelle aziende che licenziano e delocalizzano, soprattutto se riceventi finanziamenti pubblici. Siamo del tutto sicuri che questo non sarà ne il primo ne l’ultimo atto di rivendicazione da parte dei lavoratori e delle lavoratrici, la protesta non si placa in modo frivolo, tappezzando di qua e di là dove si può e maturando le liquidazioni degli ultimi due mesi. Questo “contentino” non basta a nessuno e non rimette a posto le coscienze di tutti coloro che non potendo far fronte al futuro e al benessere dei propri figli, della propria famiglia e di loro stessi si ribellano, si ritornerà presto nelle piazze sperando in un maggiore coinvolgimento a livello regionale e anche nazionale.  Tutto questo è un programma minimo di rivendicazione che noi studenti e lavoratori dobbiamo conquistare, rompendo con l’oligarchia finanziaria europea, con chi ha provocato questa crisi e sta distruggendo le nostre vite.
Studenti e Lavoratori uniti nella lotta!