venerdì 10 maggio 2013

Appello per la costruzione di una assemblea d’Ateneo per discutere circa la fase in cui versa l’Università della Calabria:





All’indomani dei tagli della legge 133 e dell’approvazione della legge 240/2010, il movimento studentesco, che aveva denunciato e tentato di contrastare il processo di distruzione e privatizzazione dell’università pubblica e della sua funzione sociale, si è piegato su se stesso atomizzato e frammentato, quindi incapace di porsi in contrasto rispetto al protrarsi di una serie di politiche e di provvedimenti che hanno distrutto  il sistema e il senso dell’università pubblica. In generale non è stato in grado di opporsi a tutto un sistema di macelleria sociale e di taglio ai diritti, in favore della tutela dei privilegi e degli equilibri economici internazionali. Sul tavolo della discussione oggi ci troviamo ad affrontare  provvedimenti attuativi e  decreti ministeriali  che già nel 2010 si diceva potessero rappresentare il reale problema dell’università post riforma Gelmini. Infatti ai continui tagli portati avanti a discapito dell’università e della ricerca pubblica si affiancano gli ultimi provvedimenti del governo Monti e del ministro Profumo. Il D.M. 47, più noto come decreto A.V.A.,  si propone di fatto l’obbiettivo di utilizzare la valutazione e l’accreditamento di corsi di studio e sedi d’ateneo come strumento punitivo prevedendo, tramite dei criteri estremamente restrittivi, l’apertura o la conseguente trasformazione di interi corsi di studio a numero chiuso, così come l’accorpamento di atenei, minando quindi la qualità dell’offerta formativa del percorso di studi di ogni studente, già dequalificato dai provvedimenti antecedenti. Il decreto AVA  rappresenta l’attuazione della logica competitiva fra gli atenei (nonostante nessuno di questi sia realmente dotato di tutti gli strumenti e requisiti necessari a causa dei tagli, del blocco del turn-over, del taglio agli insegnamenti etc.), costituendo in modo evidente la formazione di atenei di serie A e B. In aggiunta a questo un ulteriore provvedimento, firmato Profumo a cavallo delle elezioni politiche, noto ai più come decreto sui Livelli Essenziali delle Prestazioni si propone di attuare un taglio del 92% dei finanziamenti per il diritto allo studio. Un taglio di queste proporzioni è la dimostrazione di una chiara volontà politica: distruggere la possibilità di accedere ai percorsi formativi e rendere l’università un luogo ad esclusivo appannaggio di chi può permettersela, incentivando forme di neo indebitamento come il prestito d’onore. La logica è coerente, tagliare i diritti e perpetrare la speculazione finanziaria e i potentati economici.
L’assenza di democrazia e trasparenza nei processi decisionali, la vittoria delle logiche di mercato, il trionfo delle verità tecniche che hanno caratterizzato questi ultimi anni la politica nazionale sono stati riprodotti fedelmente qui all’ UniCal. Già a partire dallo statuto e dal regolamento generale d’ateneo, dai loro contenuti per nulla condivisi e dal metodo di scrittura blindato all’interno delle stanze del potere, oggi si gioca la bollente partita della scrittura e approvazione dei regolamenti di dipartimento.
Nel processo di “Dipartimentalizzazione” dell’università, invece di pensare all’offerta formativa e alla conservazione o miglioramento della didattica e a come aggirare gli effetti negativi della riforma Gelmini, si è pensato bene di fortificare i vari baronati nei nuovi dipartimenti, stratificando vere e proprie strutture di potere. Il processo di scrittura dei regolamenti dei nuovi dipartimenti è esemplificativo di tutto quanto detto prima, in quanto, non solo non era presente la componente studentesca  durante la riscrittura dei regolamenti,  ma non c’è stata alcuna trasparenza dei processi di discussione e riscrittura degli stessi. Il passaggio dalle già consolidate Facoltà ai nuovi dipartimenti, secondo alcuni, sarebbe dovuto essere “un processo  trasparente”. La trasparenza non era certo quella che intendiamo noi studenti, cioè partecipazione attiva e confronto, bensì un processo del quale nessuno avrebbe dovuto sentire l’evoluzione, le conseguenze e la stessa attuazione. Con questa assemblea d’Ateneo vogliamo aprire un varco per uscire dal Medioevo che ha caratterizzato le politiche dell’Unical negli ultimi due anni. E’ importante ricordare il fatto che i luoghi della cultura, come l’università, devono per definizione essere luoghi in cui la trasparenza, il confronto, la democrazia e la contaminazione divengono prassi virtuosa di educazione all’agire sociale dell’individuo. Noi come studenti, prima che componenti di un laboratorio politico, sentiamo la necessità di parlare e di oltrepassare questa fase che vede come protagonista la nostra università. Proprio per questo invitiamo tutta la comunità accademica a costruire insieme questo momento di confronto e condivisione per il 29 Maggio 2013.


Ateneo Controverso

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