Caro
direttore , nel bel mezzo di una nostra riunione, leggiamo il suo
editoriale “una strana gioventù che odia la velocità” comparso su
Repubblica del 4 marzo. Ci colpiscono, in particolare, le sue
affermazioni riguardo gli studenti dell’Università della Calabria che si
sono mobilitati per esprimere la loro solidarietà alla battaglia del
popolo della Val Susa. Lei si chiede come mai , con tanti problemi che
vive la Calabria, gli studenti scelgano di urlare nelle piazze e nelle
strade della loro, terra: nota!
Leggendo
le sue parole tutti noi ci siamo guardati negli occhi, incrociando
anche gli sguardi di tanti giovani studenti universitari presenti
all’assemblea della Rete difesa del Territorio intitolata alla memoria
di Franco Nisticò, un militante deceduto, nel dicembre 2009, durante
una manifestazione no ponte.
Caro
direttore lei si chiede che senso ha la mobilitazione degli studenti
dell’Uni.Cal. rispetto alla apparentemente lontana lotta no tav, e per
quel motivo gli stessi non si attivino, invece , rispetto a questioni
molto più vicine ai loro territori. Ebbene siamo molto felici di
poterle rispondere che se oggi gli studenti calabresi, negli scorsi
giorni scesi in piazza a Cosenza come a Reggio Calabria, al fianco di
tanti ambientalisti, esponenti di realtà, collettivi centri sociali, per
dire no al treno ad alta velocità, lo hanno fatto consapevoli di
numerose questioni.
In
tutta la Calabria, pur non balzando quasi mai agli onori della cronaca,
c’è gente che quotidianamente lotta per la difesa dei propri territori,
cerca di creare dal basso forme di tutela della propria terra per
evitare che interessi privati, legati al profitto e non alla difesa e
alla valorizzazione dell’ecosistema, erodano terreni, costruiscano o
amplino inceneritori o centrali a carbone, non sfruttino risorse
energetiche alternative, continuino a invadere di cemento le città dove,
di contro, aumentano i numeri dei senza casa,. Ogni giorno ci sono
cittadini che operano contro le mafie non nascondendosi dietro una
generica bandiera dell’antimafia bensì costruendo, nel silenzio,
alternative reali anche se piccole per sottrarre manovalanza mafiosa,
soprattutto composta da giovani inoccupati, attraverso una socialità
altra e soprattutto cercando di incidere sulla cultura della delega, e
della raccomandazione che dalle nostre parti chiamiamo “pastetta” . Le
mafie a nostro avviso, sono tutte quelle forme si sopraffazione,
sfruttamento, imbarbarimento e disumanizzazione legate al dio denaro e
al potere…ebbene noi, ogni giorno lottiamo per operare un significativo
cambio di rotta di questa mentalità che poi non è affatto tipicamente
calabrese ma, possiamo dirlo con certezza, investe tutta la penisola.
Di
tutte queste piccole ma significative lotte, spesso non si trova
traccia sui giornali mainstream, fa notizia però che giovani studenti
universitari calabresi blocchino dei treni insieme a realtà di
movimento, ambientalisti, cittadini. Questo , forse, dimostra che ci
sono dei problemi di comunicazione e di informazione.
Quello
che realmente ha spinto alla solidarietà verso il popolo notav è la
consapevolezza che grandi infrastrutture come questa o anche il ponte
sullo stretto non faranno altro che gravare sulle tasche di tutti i
cittadini italiani e dei figli che ancora , magari devono venire senza
determinare però dei significativi benefici alla cittadinanza tutta.
Effettivamente i discorsi che sentiamo fare sullo sviluppo legato alla
tav ci ricordano tanto quei beceri comizi sullo sviluppo che avrebbero
portato in Calabria tanti e tanti posti di lavoro ma che invece, oggi
hanno determinato l’avvelenamento di intere citta: Crotone un esempio
per tutti.
Lottare
oggi al fianco del popolo notav significa lottare per il principio di
autodeterminazione dei popoli che dovrebbero aver garantita la
possibilità di scelta, rispetto ai territori che vivono. L’imposizione
del tunnel della TAV, attraverso l’attuazione di forme repressive di
contenimento delle volontà popolare, rappresenta una palese negazione
di tale principio.
Lottare oggi al fianco del popolo notav significa ribadire e
sottolineare che mentre si investono ingenti quantitativi di denaro per
infrastrutture simili, in zone come la Calabria non è possibile
spostarsi agevolmente. Gli ambientalisti, gli studenti i cittadini
calabresi intendono collegare la lotta notav a quella per la difesa del
territorio che comprende, senza dubbio, la mobilità territoriale, vero e
proprio diritto oggi sempre più negato alle popolazioni calabresi.
Vogliamo
ricordarle, direttore, che noi calabresi abbiamo assistito ad un
pauroso ridimensionamento della mobilità su rotaie, proprio in questi
ultimi anni. Tale ridimensionamento ha determinato perdita di posti di
lavoro , chiusura di numerose stazioni, isolamento di piccoli e medi
centri. Oggi per spostarsi in Calabria si è costretti ad utilizzare
mezzi propri su strade sempre più disastrate e malmesse.
Se
dunque a Reggio Calabria come nel più internato dei paesi della Sila si
può sentire l’urlo che risuona all’unisono notav, caro direttore non si
deve sorprendere. Se anche nella lontana calabria anche noi urliamo
Notav lo facciamo convinti del fatto che ci stiamo battendo per un
futuro sostenibile, per una reale democrazia, per una informazione non
univoca, per dare una speranza a questo paese alla nostra terra alle
nostre vite e a quelle dei nostri figli.
Abbiamo
letto il suo pezzo e concluso la nostra assemblea dove, guarda caso
parlavamo di quello che significa la lotta notav: una metafora
dell’Italia che resiste, ci spiace constare che lei e il suo giornale
non abbiano colto il senso di questa battaglia.
Ci auguriamo che almeno ci venga garantito il diritto di replica e la pluralità delle voci, propria di una democrazia.
Rete difesa del territorio “Franco Nisticò”
http://www.difendiamolacalabria.org/
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