La bozza del nuovo
statuto è stata ufficialmente licenziata dalla commissione. spetterà ora al
Senato
approvarla definitivamente
prima della ratifica ufficiale del ministero. Si chiude nel silenzio, nell'apatia
culturale e politica che caratterizza oramai l'Unical, una delle pagine più
buie della storia del nostro ateneo. Non ci abitueremo mai ai metodi di
Latorre, alla sua autorità. Ma le responsabilità di quanto accaduto non possono
che ricadere sull'itera comunità accademica. Pochissime sono state, infatti, le
voci di dissenso rispetto alla gestione complessiva della cosiddetta “questione
statuto”, pochi membri della commissione hanno effettivamente manifestato
allarme, soltanto un gruppo informale di docenti ha avanzato delle proposte,
senza però incidere concretamente nelle decisioni della commissione. Noi
studenti di Controverso abbiamo cercato di costruire in questi mesi un percorso
di discussione e partecipazione, arrivando a
protocollare una richiesta formale di un'audizione, pubblica ed aperta
agli studenti, con delle proposte concrete. Non ci siamo fermati solo sulla
carta dei diritti delle studentesse e degli studenti, ma siamo entrati nel
merito delle questioni riguardanti la governance dell'ateneo, la didattica, la
democrazia e la rappresentanza, la partecipazione attiva e diretta degli
studenti. Ci siamo scontrati con la chiusura totale del rettore e della
commissione rispetto a qualsiasi tentativo di confronto, con una rappresentanza
studentesca ipocritamente silente, che risponde solo ai dettami del palazzo e
non alle istanze della base. Il risultato è una bozza di statuto infelice,
piena di incongruenza ed errori, che addirittura supera le nefandezze contenute
nella legge Gelmini e concretizza il modello di università-azienda, proposto ed
attuato da Latorre nei suoi tredici anni di mandato. Ci troveremo di fronte ad
un' università “monarchica”,con un'oligarchia di potere a lungo termine, in cui
il Consiglio d'Amministrazione avrà pieni poteri e, tramite il cosiddetto
“listino”, potrà essere facilmente egemonizzato dal rettore. Dall'altra parte e
contrariamente ad ogni logica democratica, non si prevedono efficaci strumenti
di controllo
in mano al Senato
Accademico, sulla cui composizione, tra l'altro, la bozza dello statuto si
dimostra contraddittoria. Ci troveremo stranamente di fronte ad un'università
più macchinosa, conservatrice, baronale, elefantiaca.
La sola cosa certa, a questo
punto, è che questo statuto non nasce in un clima di collaborazione e fattiva
partecipazione tra le varie componenti dell'ateneo, ma all'interno di una
stanza chiusa (anche rumoreggiante, viste le uscite pubbliche di alcuni membri
della commissione). E dato
che non amiamo le stanze chiuse,
chiediamo che l'approvazione finale del nuovo statuto passi, come già successo
in altre università, per un referendum aperto a tutta la comunità
accademica(studenti in primis), che consenta di modificare lo statuto in un
clima democratico e di effettiva partecipazione. Facciamo, altresì, appello
alle forze “dissidenti” dell'Unical per la costruzione - nei prossimi giorni e
prima dell'approvazione in senato accademico - di un percorso assembleare
aperto, volto a contrastare l'approvazione di uno statuto non degno di
un'università democratica.
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