INTRODUZIONE: Con l’entrata in vigore della Legge Gelmini (L. 240 del 30/12/2010) tutte le università italiane dovranno entro i prossimi 6 mesi ridefinire gli Statuti in base ai criteri della nuova Legge. Si tratta di un momento di svolta per il sistema universitario. Per la prima volta dopo la Legge n.168/89 (Ruberti) le nostre università dovranno riscrivere le proprie regole interne in modo simultaneo e secondo principi che ne mina dalle fondamenta il carattere pubblico e democratico. Nei prossimi sei mesi l’intero corpo accademico sarà chiamato quindi ad una discussione generale sulle norme di governo delle Università, e conseguentemente alla ridefinizione degli organismi accademici. Di fatto è aperta la discussione su quale modello di Università vogliamo. Pensiamo che il sistema universitario debba funzionare secondo il modello dell’autogoverno democratico della comunità accademica, seguendo il principio di autonomia sancito dalla nostra Costituzione all’art. 33. L’Università in quanto luogo della formazione e della trasmissione critica del sapere, slegato dalla logica del profitto e non succube del mercato del lavoro, deve essere governato in modo condiviso da tutta la comunità affinché, attraverso la partecipazione di tutti, ne sia tutelato il carattere pubblico e di interesse generale per il Paese. I concetti di Università pubblica, autonoma e democratica non sono separabili, ma sono legati fra di loro.
Per un iter democratico e partecipato all’Unical
Il nostro Ateneo ha, quindi, sei (6) mesi dall’entrata in vigore della Legge per modificare il proprio Statuto, più ulteriori tre (3) mesi di proroga. Questo significa che il nuovo Statuto dovrà essere approvato entro il 29 Luglio, ed entro il 29 ottobre in caso di proroga. Vogliamo che all’interno del nostro Ateneo si avvii una discussione di tutta la comunità accademica, evitando cosi che le nuove regole siano il frutto di una discussione ristretta e non democratica. Al lavoro della Commissione dei 15 membri (che per la legge Gelmini ha un ruolo fondamentale per la redazione del nuovo statuto) - ormai ufficialmente costituita e nominata dal Rettore con l’approvazione del senato accademico e nel consiglio di amministrazione nelle sedute di giorno 02/2/2011 - sarà necessario prestare molta attenzione. E’, infatti, importante che nell’iter della discussione sul nuovo Statuto siano coinvolti tutti gli organi accademici per formulare proposte e aprire una discussione pubblica ed assembleare permanente, vera e profonda, sulle regole della comunità accademica.
Ribadiamo, così, la necessità di continuare le nostre battaglie tramite un'opera di monitoraggio costante e di mobilitazione in occasione dell'emanazione dei decreti delegati, che deve passare inevitabilmente dal livello locale, cogliendo l'occasione per proporre un modello dove tutte le comunità accademiche devono interrogarsi e confrontarsi nel modo più ampio, partecipato e trasparente possibile.
La riforma degli Statuti di Ateneo, imposti per legge, fornisce oggi l'occasione da un lato di "disapplicare" gran parte della riforma all'interno dei singoli Atenei e dall'altro l'opportunità di espandere diritti e promuovere pratiche democratiche. Pertanto, l'importanza di una discussione seria, evitando di non farne una questione di retroguardia o di perseguire la logica di ridurre i danni, oggi è imprescindibile per la salvaguardare il carattere pubblico dell'Università. Lo Statuto all'interno di qualsiasi Ateneo deve essere percepito come una "Costituzione" per tutta la comunità accademica, la rilevanza di tale paragone non è prettamente strumentale, dal momento che lo stesso agisce direttamente sulla regolazione della vita democratica di tutta la comunità, ha un valore più che oggettivo. Tutto ciò ci coinvolge direttamente, chiama in causa tutta la comunità accademica dell'Unical, soprattutto alla luce della nomina per mano del Rettore, poi ratificate in Senato Accademico e CdA, dei membri della Commissione chiamata a riformare lo Statuto del nostro Ateneo. Chiaramente il metodo "adottato" per la nomina dei membri della Commissione ha avuto forti limiti democratici, di trasparenza e di partecipazione! Soprattutto per la componente studentesca (D'Acri e Cambrea) che si sono autoeletti a membri della commissione. Colpa anche dell'inerzia e della soggiacenza di gran parte della comunità accademica ma anche della sottovalutazione dell'importanza dello Statuto. E' necessario che l'iter della stesura dello Statuto sia accompagnato da una discussione pubblica, finalizzata inizialmente a stabilire metodi e principi che questo percorso dovrà inesorabilmente prevedere. Da questa necessità nasce l'esigenza della convocazione di un Corpo Accademico di Ateneo, per la rilevanza politica e la possibilità di garantire pluralismo e partecipazione è l'unico luogo deputato ad esprimersi sulla vita e sul futuro del nostro Campus. I nodi da sciogliere sono numerosi, ma in primis è indispensabile stabilire principi e metodi su cui il nuovo statuto si debba erigere, in difesa dell'Università pubblica e nella critica radicale dell'impianto ideologico fortemente neo-liberista ed aziendalista che la riforma Gelmini e il governo Berlusconi hanno portato avanti anche sul piano politico culturale, attaccando come ormai tangibile il sistema dei diritti e lo stato sociale.
RIEPILOGO E PROPOSTE punti-nodi centrali - Non si tratta infatti di limitare i danni, ma di cogliere l'occasione della riforma complessiva degli statuti per aprire una fase espansiva nei diritti, nella partecipazione, nella trasparenza, e al tempo stesso impedire l'applicazione di gran parte della riforma all'interno degli atenei. Bisognerà dare battaglia per contrastare l'ingresso dei privati nei consigli di amministrazione e la precarizzazione della ricerca all'interno degli statuti d'Ateneo, e cogliendo l'occasione per proporre ed imporre un modello alternativo di università, sulla cui definizione il movimento deve interrogarsi e confrontarsi nel modo più ampio e partecipato, coinvolgendo tutti i soggetti in mobilitazione. Le proposte in campo sono molte, come i possibili strumenti per agire sul lavoro delle commissioni: monitoraggio costante, assemblee periodiche generali e di facoltà, possibili consultazioni referendarie dal basso.
Proposta - punti fondamentali su cui costruire un percorso anche interno e con gli studenti:
1. Metodo, partecipazione e trasparenza: è necessario che l'iter sia accompagnato da una discussione pubblica;
2. Dipartimentalizzazione, accorpamento facoltà: fermo restando che attraverso l'accorpamento delle facoltà non vi un risparmio, se non esiguo, crediamo che tale accorpamento, dove obbligatorio debba essere improntato a criteri di omogeneità tra facoltà, salvaguardare la qualità della didattica, mantenere i servizi per gli studenti, e non potrà svolgersi secondo dinamiche baronali e di potere. L'organizzazione dei dipartimenti e la formazione di scuole/facoltà deve avvenire senza aumentare la distanza tra studenti e luoghi decisionali, con regole chiare e trasparenti sul ruolo degli organi e sull'elezione dei rappresentanti degli studenti nei dipartimenti;
3. Esterni: non accetteremo l'ingresso di alcun privato o singolo riconducibile ad aziende private. Proponiamo che la quota di esterni sia affidata a precari della ricerca (tecnicamente sono esterni);
4. Statuto dei diritti: proponiamo nel nostro Ateneo l'adozione dello Statuto dei diritti delle studentesse e degli studenti che regolamenti i diritti in sede d'esame, a lezione, sull'accesso ai servizi ecc;
5. Democrazia diretta – questione rappresentanza?: così come dopo la grande fase di partecipazione degli anni '60/'70 furono ridefinite le modalità di partecipazione, delega e rappresentanza dentro scuole e Università, così oggi ci si pone la sfida dell'espansione dei diritti di partecipazione. Centrale diventa a questo punto la battaglia affinchè gli statuti prevedano: l'istituzionalizzazione del referendum studentesco, l'assemblea mensile con sospensione delle lezioni, gli istituti di democrazia diretta e norme su trasparenza e accesso agli atti.
Ateneo Controverso Unical
Nessun commento:
Posta un commento