Il Rettore dell'Università della Calabria ha ben pensato di posticipare il regalo di Natale ai suoi studenti: impedire lo svolgimento dell'Assemblea per oggi convocata in aula magna.
La domanda ricorrente di tutti i passanti, che finita la lezione camminavano ignari sul ponte, è stata: “ma perchè c'è tutta questa polizia, chi deve venire?”
Ebbene siamo noi che arriviamo oggi nell'università, noi che ci siamo sempre stati, gli studenti. La parata di forze dell'ordine che ci ha accolto quasi ci lusinga, dimostra a piena voce la paura che attanaglia il rettore, il quale arroccato nel suo ufficio, a non oltre dieci metri dai suoi studenti, preferisce impartire ordini telefonicamente, tramite i responsabili di piazza della polizia, piuttosto che aprirsi al confronto. Impedire lo svolgimento di un'assemblea, impedire l'accesso a uno spazio universitario, occupandolo di fatto con barricate di celerini armati fino ai denti, è una misura che ci mostra ancora una volta quanto autoritari siano i metodi di gestione di questo ateneo, in linea con il regime falsamente democratico che imperversa nel “belpaese”.
É necessario che su questo gravissimo atto prenda posizione tutto il corpo accademico, tanto coloro che hanno manifestato solidarietà alle lotte studentesche durante tutto il periodo di mobilitazione, quanto coloro che solitamente si erigono a paladini della democrazia; è necessario che l'università intera si dichiari indisposta a subire ulteriori atti di violenza e chiusure, di spazi e di discussioni.
In dimostrazione del fatto che le nostre istanze, le nostre idee, i nostri bisogni e i nostri sogni non si arrestano con la celere, gli studenti hanno temporaneamente occupato un'altra aula per svolgere li l'assemblea prevista, per continuare insieme un percorso di mobilitazione che partendo dall'opposizione al ddl gelmini intende unire le lotte di tutte le istanze sociali,operai metalmeccanici, lavoratori precari, migranti, comitati in difesa del territorio, per riuscire a creare un reale cambiamento, economico e culturale.
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