Ateneo Controverso, UDS Calabria, il collettivo UNIRC hanno da tempo cominciato un percorso politico unitario, che si pone l'obbiettivo di costruire una mobilitazione radicale e dal basso, che restituisce centralità a quei temi che attraversano il mondo della conoscenza e del lavoro. Temi che la politica, trasformata in uno teatrino da avanspettacolo, ha del tutto messo da parte.
L'autunno caldo degli studenti, culminato il 14 dicembre con una grande rivolta di massa nella Capitale, e le vertenze sindacali della Fiom, che hanno visto nel referendum-ricatto di Mirafiori l’apice dell’attacco padronale, pongono l’accento sulla consapevolezza di come oggi, non esistano più tante piccole vertenze o lotte di categoria bensì una reale e profonda lotta di classe.
Da entrambe le parti si sta tentando di difendere quelli che, fino ad oggi, sono stati diritti costituzionali e che il disegno governativo vuole de-strutturare e dequalificare per poter completare l'attacco più lampante alla democrazia nel nostro paese degli ultimi anni. Colpire la formazione per renderci ignoranti ed il lavoro per renderci precari, altro non è che il tentativo renderci definitivamente ricattabili ed assoggettabili ad un sistema di classe che non vuole cittadini, ma sudditi e forza lavoro precaria e a basso costo, eliminando quei pochi strumenti di emancipazione sociale presenti in questo Paese.
La “crisi” non è passeggera, ma profonda e strutturale. Ed ha spinto i poteri forti a prendere la palla al balzo per mettere la questione costo del lavoro sul tavolo, non perché siano i salari il vero problema, ma perché fossero ancora una volta i lavoratori e gli studenti a pagare e recuperare i capitali bruciati dalla cyber-finanza. Un sistema economico chiuso e antidemocratico, a depressioni cicliche, al quale non è mai importato nulla dei lavoratori, ad un tratto inizia a promuovere referendum, perché? Per l'ennesima volta il colpevole cerca di deresponsabilizzarsi, facendo passare sotto ricatto le proprie posizioni, nascondendosi dietro la classe lavoratrice ed i giovani del paese. I padronati, dopo essere stati i principali responsabili della crisi, tentano di propinarci anche la soluzione, ma come è noto il virus non produce anticorpi contro se stesso.
Questo la Fiom e gli studenti l'hanno capito bene e così come il 16 ottobre e il 14 dicembre passati, saranno di nuovo insieme il 28 gennaio nella stessa piazza a rivendicare i diritti di ieri e di oggi, ma soprattutto per continuare a costruire un percorso di rottura nei confronti di un sistema fallimentare che ha attuato quelle scellerate politiche energetiche ed industriali che hanno logorato il nostro territorio. Il tutto con la complicità di una classe imprenditoriale, politica ed anche sindacale, succube di una logica affaristico-mafiosa, che affonda le sue radici nella totale noncuranza dei beni comuni. Oggi è arrivato il momento di ripensare l'intero sistema industriale, trasformandolo in un sistema capace di guardare alla salvaguardia del territorio, utilizzando il recente sviluppo tecnico-scientifico al di fuori di logiche puramente speculative.
Pretendere, quindi, un rivoluzionario cambiamento nel modo di intendere ed affrontare i temi del lavoro e della formazione. Da una parte inasprire ed incentivare le vertenze, tanto nelle fabbriche quanto nelle scuole e nelle università; dall'altra strutturare di più e meglio un movimento che, dal basso e democraticamente, proponga forme di partecipazione e di lotta reali che comprendano quanti più soggetti studenteschi calabresi possibili, creando un coordinamento che possa portare avanti le istanze regionali legate alla salvaguardia del territorio, al diritto allo studio, e quindi alla mobilità, alla residenzialità e all'accesso al sapere.
Perché, si badi bene, il grande messaggio che è uscito dalle piazze degli studenti e da Pomigliano e Mirafiori, non è solo l’esistenza di un’opposizione reale e dal basso a questo governo e a questo modo di intendere la politica. Ma è soprattutto il fatto che c’è una popolazione intera che non è disponibile a subire ricatti, che non è disponibile a restare a guardare, che non è disponibile, per qualche euro in più, a vendere la propria dignità!
Economicamente, l'unica prospettiva possibile è la formazione, perché se è vero che non possiamo competere sul costo del lavoro con le economie emergenti, lo è altrettanto che possiamo farlo su ricerca e tecnologia, così come possiamo competere sulla qualità del lavoro e non sulla quantità.
Culturalmente, investire in scuole ed università di massa e di qualità porrebbe le basi per una rinascita sociale, morale e politica dell'intero paese e della nostra regione, infestati da politicanti mafiosi e padronati che si propongono come soluzione a quella stessa crisi che loro hanno creato. Cultura è democrazia e per questo fa paura, la formazione di un pensiero critico ci rende più liberi e meno condizionabili e ci fornirebbe gli strumenti per pretendere ed ottenere la partecipazione ed i diritti che ci spettano e che la costituzione sancisce.
Questo percorso di formazione di un pensiero critico, di crescita culturale e di democrazia dal basso ci porta a pensare che il nostro paese, ed in particolar modo la nostra regione, necessita di luoghi che possano rappresentare un pilastro di democrazia, di antimafia sociale, di formazione dell'individuo a 360° attraverso la socialità, il confronto ed i progetti di partecipazione che solo con la creazione e la riappropriazione di spazi di cittadinanza attiva si possono ottenere.
Uno studente ignorante è utile solo al politicante di turno così come un lavoratore precario è utile solo al padrone che lo sfrutta. Un lavoratore cosciente e garantito ed uno studente ben formato invece, sono utili all'intero paese. Lo sa questo governo, lo sa questa psuedo classe politica, la peggiore di sempre. Così come lo sanno gli stessi soggetti e partiti che da 15 anni a questa parte si autoproclamano a opposizione, finendo con l’essere collusi se non complici.
Così come lo sa la CGIL! Ed è per questo che anche oggi, per l’ennesima volta, ci chiediamo cosa si aspetti a chiamare un grande sciopero generale e generalizzato che possa bloccare il Paese e certificare la morte di questo governo e di queste politiche!
Lo chiediamo ancora oggi, sicuri però che quest’attesa non potrà essere infinita e che si è arrivati al punto di chiarire davvero, con i fatti, da quale parte si vuole stare!
Quindi è secondo noi necessario oggi rilanciare un movimento che non abbia semplicemente uno slogan come legante, ma che parta dalle esigenze reali, che parta dalla condivisione delle esperienze e giunga alla condivisione dei percorsi, fino al riconoscimento del reciproco apporto nell’organizzazione dei momenti di azione collettiva nelle piazze.
Come studenti sentiamo quindi la necessità di gettare le basi per un coordinamento regionale degli studenti, che possa porsi come strumento per riuscire ad essere dinamicamente partecipi alle varie fasi del movimento sulle prerogative della lotta di classe.
Per questo oggi siamo a fianco dei compagni della FIOM, convinti del fatto che quella presente oggi non è una lotta di categoria. E' una lotta di classe!
Collettivo UNIRC
Unione degli Studenti - Calabria
Ateneo Controverso – Unical
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