sabato 11 dicembre 2010

Sit-in a Confindustria


“Noi la crisi non la paghiamo!” è la parola d’ordine che caratterizza le mobilitazioni portate avanti dal movimento studentesco che si oppone attivamente ai tagli e alla ristrutturazione in senso privatistico dell’università. Crisi strutturale di un sistema economico ormai al collasso, che da oltre 40 anni, sistematicamente si ripercuote sui settori sociali più deboli.

Guerre, stermini metodici di popolazioni inermi, assoggettamento di interi territori per l’espropriazione di risorse e materie prime, deturpazione dell’ambiente, ed ancora sfruttamento della manodopera, licenziamenti, cassa integrazione, delocalizzazioni, è questa la realtà che quotidianamente viviamo.

Da Milano a Palermo convinzione ormai diffusa tra i movimenti studenteschi è unire la vertenza di difesa dell’università pubblica ad una lotta di carattere generale per un futuro che non sia fatto di precarietà, per una società che non sia basata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla centralità del denaro.

Mercificare la scuola, l’università e la ricerca assoggettandola agli interessi del profitto: è questa la logica che sta alla base del disegno scritto a più mani tra governo, CONFINDUSTRIA e lobby di potere internazionali. Un’università non più mezzo di crescita culturale, di emancipazione politica e sociale, ma strumento di assoggettamento delle coscienze funzionale a creare un bacino di manodopera facilmente sfruttabile e ricattabile in una riproduzione continua dei meccanismi di sfruttamento capitalistici.

Siamo entrati in questo palazzo perché è da qui che parte il nostro sfruttamento, perché in queste stanze padroni e costruttori locali decidono le strategie attraverso cui arricchirsi meglio sulle nostre vite: si accordano su quanto fare pagare gli affitti di case costruite riciclando denaro sporco, stabiliscono i lavori che possiamo fare per pagare quell’affitto restando precari. Qui le lobby si dividono i posti all’ interno dei palazzi del potere, qui si fanno i conti per organizzare la speculazione e depredazione del nostro territorio, ED è DA QUA DENTRO CHE LORO DEVONO INIZIARE A FARE I CONTI CON NOI.

Consapevoli del fatto che solo l’organizzazione dal basso della nostra rabbia possa dare risposta alle nostre esigenze, che solo la ricomposizione sociale in termini antisistemici potrà produrre forti momenti di rottura, continueremo a percorrere le strade del conflitto convinti che non ci sono scorciatoie di rappresentanza, consapevoli che sia la destra (con i suoi governi tecnici) che la sinistra di palazzo (con i suoi nuovi vecchi leader) non troveranno tregua nelle nostre piazze.

 

Verso il 14 dicembre …
NON AVRETE MAI LA NOSTRA FIDUCIA!!!

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